…fin dai tempi più antichi, da quando l’uomo ha iniziato a porsi le prime domande sulla vita e sulla propria origine si è iniziato a chiedersi “che cos’è la felicità?”
Beh! Se ancora non avete una risposta, ma vorreste averne una da dare ai vostri figli “La gigantesca piccola cosa” di Beatrice Alemagna potrà aiutarvi in questo arduo compito.
Il libro è di per sè una poesia, che cresce pagina dopo pagina in un connubio tra parole ed immagini, in cui l’invisibile si fa sempre più visibile agli occhi del lettore, per poi palesarsi nella scoperta della felicità.
Un libro grande nelle dimensioni per permetterci di cogliere e accogliere la grandezza di quella che in realtà si dimostrerà essere una piccola cosa.
Eh si! È ormai d’uso comune specificare come la felicità stia nelle piccole cose, ma è altresì legittimo fare fatica a trovarla e provarla. Questo perché innanzitutto la felicità va riconosciuta e poi perchéè necessario essere in grado di fermarci per poterne godere appieno. In questo i bambini sono molto più bravi: vivono nel momento presente senza remore sul passato e senza troppe preoccupazioni per il futuro. Nel presente riescono ad esperire le emozioni in pieno facendosi trasportare dal riso, così come dal pianto e dalla rabbia. Spesso questa capacità viene scambiata per ingenuità, ma in realtàè una competenza che da adulti perdiamo, facendoci trasportare dal nostro pensiero e perdendo ciò che è veramente importante.
Fermarci e soffermarci è di per sè fondamentale, ma pare che ad un certo punto della vita si disimpari a farlo, facendosi così sfuggire dalle mani tanti momenti, tante emozioni, tante sensazioni. Abbiamo la tendenza a vivere la vita rincorrendo sempre nuovi obiettivi, senza renderci conto del momento esatto in cui li abbiamo realizzati, proiettandoci sulla meta successiva o banalizzando e svalutando il traguardo raggiunto.
Non c’è mai un momento in cui ci diamo dei riconoscimenti, festeggiando l’impegno che abbiamo mostrato e godendo di un momento tanto atteso e guadagnato con sudore.
Lo stesso facciamo con i nostri bambini a cui troppo spesso mandiamo il messaggio che certe tappe sono doveri, dandole per scontate, anzi obbligate.
Di contro spendiamo spesso la parola “bravo/a” senza sforzarci nel darle un significato ed un’intensità diversa, convinti che il bambino/a capirà il nostro riconoscimento. Un po’ pretenzioso forse, soprattutto se pensiamo a bambini piccoli, che non hanno ancora la capacità di discriminare bene e male e che non hanno capacità di identificare le proprie specifiche competenze. Sta a noi andare oltre il “bravo”, ampliandone e specificandone il significato, lodando e rinforzando l’impegno, l’attenzione, la curiosità, la creatività,… di nostro figlio, aiutandolo a formare la propria identità e soprattutto fermandoci insieme a lui nel gratificarlo e nel gioire prima di tutto di se stesso.
È evidente quindi come la difficoltà nell’assaporare la felicità sia legata non tanto a ricerche filosofiche e scientifiche, ma riguardi prima di tutto una capacità introspettiva e meditativa, connessa alla capacità di riconoscere quanto di buono c’è in noi e in chi ci sta accanto!
Per cui non mi resta che invitarvi a provare e ad assaporare il piacere della felicità!