Hellobea: intervistando Beatrice Tinarelli
Incontriamo l’illustratrice Beatrice Tinarelli
Raccontaci un po’ di te.
Sono nata nel 1978 a Bologna, dove ho studiato al Liceo Artistico, all’Accademia di Belle Arti e alla Scuola di Disegno Anatomico; e dove lavoro come grafica ed illustratrice dal 2001. Ho un gatto nero di nome Lapo che molto spesso è il mio muso ispiratore, accumulo matite e vado spesso a Berlino, la mia amatissima seconda casa. Mi piace tanto (tanto!) anche fare festa ed è facile incontrarmi a zonzo nei “postacci” di Bologna con i miei amici. La musica è la mia grande passione n°2 e per questo da quasi 20 anni faccio la dj. Da grande, invece, farò l’astronauta.
Quando hai capito che l’illustrazione era la tua professione?
Quando, dopo molti anni di grafica pubblicitaria in agenzia, ho ripreso in mano la matita e ho ricominciato a disegnare. A quel punto, mi sono chiusa in casa per l’intero weekend di Halloween e ho disegnato tutti gli schizzi dell’Alfabeto, il mio primo vero progetto finito. Direi che la data esatta sia quindi il 31 ottobre 2010 🙂
Il tuo linguaggio visivo è molto particolare, quali sono le tecniche e gli strumenti che usi quando disegni?
La matita prima di tutto. A volte la porto fino al lavoro finale, altre uso lo schizzo solamente come traccia, a volte combino le cose. Il meccanismo è quasi sempre lo stesso: scansione, Illustrator e/o Photoshop per ricalcare, per colorare, per i particolari, le ombre, le texture e il tocco finale.
Inoltre mi piace usare i pennarelli, la china, le matite colorate, il collage, gli acquerelli, le tempere. Anche e spesso contemporaneamente.
Cosa pensi del tuo futuro da illustratrice?
Lo scopriremo solo vivendo ma lavorerò sodo perchè sia luminoso e perchè non mi stanchi mai.
Perché illustrazione per bambini?
Più che una scelta, è stato il naturale corso degli eventi. Il mio portfolio si è costruito principalmente su quello, commissione dopo commissione. Almeno per ora.
Non sono molto amica delle categorie e, anche se questo nel mio lavoro è considerato penalizzante, preferisco fare quello che mi piace piuttosto che rimanere intrappolata in un senso unico: se una proposta di lavoro mi interessa, la accetto a prescindere da quale sia il target o il committente.
Anzi, quando mi capita di lavorare contemporaneamente a più progetti molto diversi tra loro, mi riescono meglio perchè contagiandosi si arricchiscono a vicenda.
Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’illustrazione? A chi ti ispiri?
Domanda da un milione di Dollari. Non ho punti di riferimento veri e propri, perchè mi innamoro dei particolari. Può capitare di trovarli nell’opera di un colosso dell’illustrazione così come nel disegno su un pacchetto di caramelle.
Qualsiasi cosa può accendere la lampadina perchè credo che ci siano cose belle dappertutto, non solo dove ce le si aspetta.
Ho comunque i miei preferiti contemporanei, come Sean Sims, Ingela Arrhenius, Helen Dardik, Marta Altes, Eric Barclay, Jean Jullien, Eric Carle, Elise Gravel, Linzie Hunter… ma anche Milo Manara e Lorenzo Mattotti, che mi piacciono tantissimo. Così come grandi maestri meno recenti come Andrea Pazienza, Escher, Tom Eckersley, Jacovitti, Bosch, Renè Magritte, Ilya Repin, Giacomo Balla, Max Ernst, i Simbolisti, i Preraffaelliti… potrei andare avanti per ore. Senza un filo conduttore apparente che però, nella mia testa c’è 🙂
Secondo te, in che modo un buon libro illustrato può aiutare un bambino o una famiglia?
Sembrerà banale ma, a mio parere, facendo ridere. I miei libri e racconti preferiti da bambina erano proprio quelli. Credo che non sia necessario prendersi troppo sul serio per trasmettere un insegnamento o un messaggio, anche importanti. Anzi.
Descrivici il tuo stile.
In realtà ne ho più di uno ma quello che mi viene richiesto di più, per i bambini, è quello più digitale di tutti: semplice, pulito, un po’ naif, molto colorato e, spero, divertente. Una mia collega inglese lo ha definito “yummy” e mi è piaciuto tantissimo.
In questi anni, chi ti ha supportato e creduto nel lavoro che fai?
Naturalmente i miei affetti più cari, il mio agente (Lemonade Illustration, di Londra), qualche collega e qualche ammiratore.
Se fossi libera da ogni vincolo… Cosa ti piacerebbe illustrare?
L’unico grande mio vincolo è il tempo che non è mai abbastanza e che impiegherei per sperimentare un po’ di più, fuori dal computer.
Ad ogni modo, mi piacerebbe molto illustrare Pinocchio (nel quale mi immedesimo molto) da un punto di vista diverso dal solito. Classico e difficilissimo!
Il consiglio più utile che hai ricevuto.
Segui il tuo istinto e le tue sensazioni.
Che consiglio daresti a chi vuole iniziare quest’avventura?
Ahah, sono io che avrei bisogno di consigli! Però, per quanto ho visto fino ad ora, direi: sappiate che è un lavoro come un altro, perciò rimboccatevi le maniche.
Di sicuro non è una missione spaziale, ma c’è da faticare parecchio. Poi, non lavorate mai gratis: la “visibilità” non è moneta corrente, il vostro tempo invece può diventarlo.
Dopodichè, siate voi stessi più che potete (gli altri stessi li hanno già inventati) e non abbiate paura di sbagliare. Per il resto, buon viaggio! 🙂
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Libri pubblicati
Nursery Rhyme Clues and Crimes! – Walter Foster Jr. / USA – 2016
Heads and Tails – Silver Dolphin Books / USA – 2016