Avvicinare i bambini alla musica rappresenta una grande opportunità per migliorare il loro sistema percettivo e stimolare la loro crescita sotto molti aspetti, non ultimo quello emotivo.
L’intelligenza musicale è infatti una delle diverse forme di intelligenza analizzate da Gardner e inserite nella sua teoria delle intelligenze multiple, a cui attualmente ci si rifà considerando appunto il concetto di intelligenza come qualcosa di complesso e non valutabile considerando soltanto alcune capacità cognitive.
L’intelligenza cosiddetta musicale, infatti, è uno dei tanti tipi di intelligenza che vanno considerati oltre a quella di tipo linguistico-verbale e logico-matematica che fino a tempi recenti erano gli unici due modelli che venivano presi in considerazione per una misurazione psicometrica dell’intelligenza.
Questo tipo di intelligenza, assieme all’intelligenza spaziale, sociale, introspettiva e corporeo-cinestesica ed anche a quella naturalistica, spirituale, esistenziale e morale, poi indagate da Gardner e da altri ricercatori, è un aspetto che va infatti preso in considerazione nel valutare le capacità intellettive di un individuo e che, se stimolata fin dalla più tenera età – anzi fin da quando il bambino è ancora nel grembo materno – essa può andarsi a integrare alle altre forme di intelligenza e quindi contribuire alla crescita dell’individuo per farlo muovere con più benessere nella vita personale e sociale.
Introducendo l’ascolto e la pratica musicale fin dalla più tenera età, coinvolgendo il bambino in attività di riconoscimento, riproduzione fino a composizione di modelli musicali, toni e ritmi, lo si aiuta nel suo percorso di crescita, introducendolo all’apprendimento della musicalità in modo spontaneo e naturale e dunque dandogli modo così di arricchire il suo patrimonio espressivo.
Se avvicinati in modo adeguato al mondo musicale fin da piccoli, i bambini possono iniziare a sviluppare rappresentazioni mentali che possono avviare processi di sviluppo che coinvolgono la musicalità e il cosiddetto “pensiero musicale”. Uno strumento quindi, che gli adulti possono fornire ai piccoli e anche piccolissimi per aiutarli a crescere.
In questo senso, come ben indicato nelle pagine del blog di Spio Kids, sito che può essere preso come riferimento per quanto riguarda proposte di qualità di abbigliamento e accessori, tutte made in Italy, per bambini e ragazzi fino ai quattordici anni, attento anche a ogni questione legata al mondo dei più piccoli e al loro benessere psico-fisico, importante che l’avvicinamento dei bambini alla musica non sia forzato ed anzi rispetti il più possibile l’aspetto ludico e i tempi dei piccoli senza diventare un obbligo e senza che esso perda di creatività, spontaneità e piacere.
Avvicinare i bambini alla musica, infatti, significa dar loro modo di scoprirla, di sperimentarla, di conoscerla. In realtà non è possibile indicare un’età “giusta” per iniziare a proporre musica ai bambini: sappiamo ormai che già nel grembo materno il piccolo ha sensibilità alla musica.
Gli studi effettuati negli ultimi anni hanno infatti rilevato che il piccolo, nel grembo materno, oltre a rilevare i suoni fin dalla sedicesima settimana di gravidanza, risponde agli stimoli musicali addirittura con movimenti della bocca come se volesse parlare o cantare nel momento in cui la mamma ascolta un brano musicale, evidenziando quindi come questo sia uno stimolo significativo.
Un modo, in ogni caso, in cui è possibile, per una mamma, comunicare con il proprio piccolo ancor prima della sua nascita e che consente al bambino, una volta nato, ad “abituarsi” alla musica, al suo linguaggio, alle emozioni che essa esprime e con la quale le emozioni si possono esprimere.
Dar la possibilità ai bambini di apprendere la musica tramite l’esperienza diretta del gioco è il modo più consono di acquisire abilità.
Da non sottovalutare inoltre la profonda connessione tra ritmo e movimento, e quindi il valore che la musica ha nell’agevolare i piccoli nella coordinazione motoria.
Potersi sperimentare con i suoni sviluppa inoltre la creatività e ad “allenarsi” ad utilizzare entrambi gli emisferi cerebrali, ovvero sia il destro che il sinistro, i quali, pur elaborando le informazioni in maniera indipendente e specializzati in diverse competenze, funzionano tuttavia in modo complementare.
La musica, quindi, come arricchimento e come un vero e proprio strumento di crescita.
Come ancora indicato nelle pagine di Spio Kids, il rapporto tra bambini e musica è molto stretto e un genitore può prendere in considerazione non soltanto un avvicinamento “fatto in casa” alla musica, ma anche affacciarsi a proposte di corsi propedeutici pensati proprio per bambini (solitamente a partire dai tre anni, ma ve ne sono anche altri organizzati per più piccoli), dove la voce, il senso del ritmo (ad esempio scandito con il battito delle mani), l’ascolto, la musicalità in generale, vengono avvicinate in gruppo, quindi favorendo anche la socialità con i coetanei e l’attenzione per gli altri.
Per i piccoli, potersi esprimere liberamente con la voce e inizialmente strumenti a percussione, favorisce ad esempio il movimento del corpo, la relazione con lo spazio circostante e gli altri. L’apprendimento musicale, inoltre, sviluppa la concentrazione e il rilassamento, stimolando quindi il bambino ad avere maggiore autocontrollo.
Da considerare comunque in ogni caso che il modo in cui si può apprendere la musica da piccoli è diverso da come la si può apprendere da più grandi, e che quindi un supporto competente e professionale è sicuramente di aiuto.
Solo infatti quando i bambini saranno più grandicelli sarà possibile proporre loro, sempre in modo ludico, piacevole e senza forzarli, un vero e proprio strumento musicale. Anticipare la presentazione di uno strumento complesso, infatti, potrebbe per un bambino non essere positivo e risultare, anziché incoraggiante, fonte di frustrazione e precludergli così il piacere e l’interesse futuro per apprendere la musica.