Continuiamo il nostro percorso attraverso i diritti naturali dei bambini e questa volta parliamo de
IL DIRITTO A SPORCARSI
a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, i sassi, i rametti.
Se pensiamo all’idea di sporcarci, ci sentiamo subito a disagio, nella nostra mente affiorano immagini sgradevoli, sensazioni negative e fastidiose.
Eppure a chi non è capitato di passare il dito sulla ciotola sporca di cioccolato o di giocare a rincorrere qualcuno con le mani sporche di pittura, di rotolarsi nell’erba e poi alzarsi con i pantaloni tutti verdi sul didietro?
Esiste una sorta di piacere che nasce da lontano nella possibilità di sporcarsi in libertà, senza il timore del “dopo”, quasi come se permettersi di non curarsi della forma significasse poter vivere in pieno l’esperienza presente.
E i bambini, come nessun’altro, sono in grado di fare questo.
Pensate a come le nostre vite si muovano principalmente su un binario visivo…
Gli altri sensi passano sempre in secondo piano.
Per i bambini invece no.
Tutto è fatto di sapori, odori, consistenze diverse attraverso cui imparano a conoscere il mondo.
Privarli di questo piacere e di questa opportunità, significa rendere più difficile questo incontro col mondo stesso.
Ho visto bimbi felici, con galosce e mantelline impermeabili, saltare in pozzanghere grandi come laghetti, giocare con il fango, l’acqua e la terra, come veri alchimisti in grado di generare pozioni magiche. Li ho visti travasare da una bottiglietta ad un’altra lanciandosi in mirabolanti teorie scientifiche e poi infilare le mani nel terreno per raccogliere vermetti e poi passarseli l’uno con l’altro come ci si passerebbe un fragile e prezioso cristallo.
Oppure ne ho visti altri impastare con acqua e farina e poi inzaccherarsi fino al naso con la salsa di pomodoro per preparare una pizza; altri ancora intingere ogni dito in un colore diverso per lasciare variopinte mani di pittura sui fogli bianchi oppure raccogliere ogni tipo di sassi, foglie e rametti da conservare in splendide collezioni.
Nessun disgusto né preoccupazione del dopo.
Quelle, forse, sono cose più “da grandi”.
Per questo siamo chiamati a una responsabilità speciale, impegnativa, ma anche divertente: quella di riscoprire la bellezza di “affondare” nelle cose e nelle situazioni lasciandoci contaminare.
Mangiamo con le mani!
Ricopriamoci di foglie!
Facciamo un angelo di neve!
Creiamo castelli mollicci di sabbia e acqua!
Camminiamo a piedi scalzi sulla terra bagnata!
Costruiamo con l’argilla!
Prepariamo la pizza in casa!
Rotoliamoci da una collina!
E poi permettiamo ai nostri bambini questi stessi divertenti “azzardi”.
Vestiamoli anche male se serve, permettiamogli di essere noncuranti di fronte all’idea di macchiarsi, lasciamoli immergere nelle cose, nelle emozioni, nei loro sensi, che sporcarsi le mani è anche crescere, imparare, conoscersi, è vivere davvero.
“Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell’uomo più ricco del mondo.
Qual è il suo segreto? Quel segreto è anche il mio.
Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l’aria salmastra della spiaggia
la meravigliosa distesa di sabbia.
È qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro.
E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa.
Il segreto della felicità è tutto qui…”
(Osho)
HOP!
Al prossimo salto!