Mi chiamo Marzia Colace e sono nata sulla costa calabrese. Dopo gli anni della scuola ho raggiunto il capoluogo toscano dove aveva studiato anche la mia mamma e dove ho intrapreso gli studi universitari laureandomi in pedagogia.
Ci sarei anche rimasta in quella commovente città, ma una supplenza in una scuola parificata mi ha incastrato nella mia terra.
La mia vita professionale è stata, e continua ad essere, un crescendo di fasi concatenate tra loro. Dopo due anni nella scuola, si avvicendano docenze in enti di formazione, progetti con la disabilità e dieci lunghissimi anni di lavoro nell’ambito del recupero di soggetti dipendenti da sostanze d’abuso. Alla fine di questa fase ho dovuto mettere un punto. Dovevo capire molte cose, volevo agire prima e operare a monte, quindi, nella prevenzione.
Scritto un progetto su un centro per la famiglia, comincio a coordinarlo e punto sui primi anni di vita dei miei ospiti. Sostegno alla genitorialità, educazione emotiva di grandi e piccini, invito alla lettura prescolare, tutto questo era sufficiente a creare coscienza familiare, responsabilità educativa e rispetto assoluto per l’infanzia e per tutte le bambine ed i bambini. Questo, a mio avviso, è indicativo della civiltà di un paese. Anche del mio piccolo paese, luogo difficile e ostico, proprio come la mia terra che non rende la vita facile a chi opera con trasparenza.
Quando mi fermo, scrivo fiabe, storie e racconti per far riflettere mamme e papà sulla preadolescenza.
Pubblico anche un libro (le cinque storie, Pellegrini editore) e partecipo a concorsi per fiabe per bambini. Vengo anche gratificata (Edigio’ e Ibiscos) con pubblicazioni in raccolte di AA.VV.
Ora mi occupo di giustizia minorile e da sette anni in particolare di adozione nazionale ed internazionale nel Tribunale per i Minorenni della mia città.
Attraverso il blog bisognibambini.com esprimo il mio pensiero sulla pedagogia divergente. Da fedele mancina – che non è stata mai corretta – credo che l’approccio ai talenti nascosti parta proprio dalla mamma e dal papà (da chi fa le loro veci e dai caregivers in generale) che mai dovrebbero dire: ”…ma è piccino/a c’è tempo!”. Non penso proprio! Ogni attimo trascorso con i nostri piccoli ha bisogno di essere riempito di senso, anche di silenzi, perché no! Ma di profondità silenziosa, pesante di rispetto.
La migliore lezione appresa fino ad ora è che c’è bisogno di educazione, un terreno sul quale i bambini sanno relazionarsi ai grandi ed in cui i grandi apprendono qualcosa di se stessi dai piccoli. Solo dopo, e con validissimi motivi anche certificati, i bimbi dovrebbero conoscere un terreno più clinico.
È divergente, a mio avviso, qualsiasi esperienza educativa riferita all’adozione. È divergente qualsiasi riferita ai bambini con bisogni speciali. E’divergente condividere un buon testo destinato ai bambini per aprire immensità probabili e possibili a chi legge e a chi ascolta (i bisogni bambini non sono solo i bisogni dei bambini!).
Ecco, questi alcuni cenni che catturano la mia attenzione sul mio blog pedagogico.
Felice di scrivere per voi: gli occhi di bimbo sono la migliore prospettiva su un mondo che i grandi incasellano e reprimono.