Settembre, per chi abita il mondo della Scuola, soprattutto nei gradi “inferiori”, è il vero primo mese dell’anno ed è anche il mese del tanto temuto inserimento.
I nuovi arrivati si approcciano per la prima volta ad un ambiente tutto nuovo e il momento è tanto delicato quanto importante, per grandi e piccini.
Innanzitutto sarebbe forse significativo poter ripensare al termine stesso inserimento, a cosa esso ci riporta, a quali emozioni evoca dentro di noi.
Mi è capitato spesso di chiedermi se non fosse più calzante parlare di periodo di ambientamento…
Senza fare della pignoleria gratuita ma per mantenere viva una riflessione sul significato di questa fase, fin dalla sua definizione.
E’ vero, i nuovi bambini e le loro famiglie si trovano ad essere inseriti in un contesto ed un’organizzazione già ben avviati e più o meno definiti; è vero altresì che essi non possono essere prelevati e calati in tale ambiente senza che anche quest’ultimo subisca degli inevitabili mutamenti.
Ecco dunque che la parola ambientamento mi è parsa a volte più “morbida”, più adatta a descrivere una fase di avvio graduale di un processo di inedita contaminazione tra persone, ruoli e luoghi fino a quel momento sconosciuti tra loro.
Non è nelle parole che si racchiude completamente il senso profondo della cose ma di certo esse ci aiutano tracciare la direzione che desideriamo percorrere.
Pensate anche solo a come la nostra odierna Scuola dell’infanzia, sia stata prima Scuola materna e ancora prima Asilo infantile.
E questa evoluzione dei termini è stata chiaramentre l’esito di una grande rivoluzione di pensiero nella considerazione dell’importanza stessa di questo luogo educativo.
Passando poi dalle parole ai fatti, sappiamo bene come questo momento della vita dei bambini sia costellato da infinite possibilità di inciampo così come di volo, sia per noi adulti, in qualità di insegnanti, genitori o parenti che per i più piccini che si ritrovano immersi in una situazione assolutamente nuova e delicata.
Il mio punto di vista è quello di un’insegnante che da diversi anni vive questo momento e spesso mi rendo conto che ciò che per me è ormai divenuto un passaggio in cui le difficoltà sono all’ordine del giorno e divengono quasi “routine” davanti a cui sorridere, non è facilmente percepito da un genitore allo stesso modo.
Si pone in questa fase delicata, ed è bene ricordarselo vicendevolmente non solo a parole ma anche con continui gesti e sguardi, il primo mattoncino alla base del fondamentale rapporto di fiducia tra scuola e famiglia.
I genitori affidano alle cure di noi insegnanti ciò che di più caro hanno al mondo e lo fanno con un carico emotivo sicuramente importante che è necessario non far percepire al bambino come un peso ma come un incoraggiamento forte.
Per partire con il piede giusto occorre comunicare, rimanere aperti all’ascolto senza giudizio nei confronti delle azioni e reazioni dell’altro, consapevoli per tutti delle criticità del momento.
Gli insegnanti devono essere in grado di infondere un senso di sicurezza nelle famiglie a cui, nel contempo, viene affidato il compito di rendere il distacco dal bambino un momento il meno “traumatico” possibile.
Più si riuscirà a rendere fluida questa continuità tra famiglia e scuola e più l’ambientamento risulterà un’occasione per il bambino di muoversi con serenità in questa nuova avventura.
Sappiamo sin da ora che bambini che entrano in classe col sorriso fin dal primo giorno, potrebbero piangere e chiedere della mamma dopo due settimane; per questo è fondamentale concederci del tempo, concederne ai piccoli come a noi in primis.
E’ importantissimo riconoscere il valore della gradualità di questa fase, anche quando ci sembra che i piccoli stiano già correndo verso il nuovo ambiente con facilità.
Affrettare gli steps di un passaggio così delicato potrebbe voler dire compromettere la serenità dei bambini legata alla propria permanenza a scuola e, come ci siamo già detti in occasioni precedenti, un buon inizio incoraggiante e curato è invece un grande regalo che noi possiamo fare ai nostri piccoli.
A settembre, nelle scuole, si gioca una partita speciale ed emozionante e a noi adulti spetta il compito di fare squadra, di giocare un complesso ruolo di cura e di educazione per i nostri bambini.
A loro invece è affidato quello difficile di correre verso la Vita; compito complesso e pieno di insidie ma che i bambini da sempre ricoprono con entusiasmo diventando loro stessi insegnanti per noi “grandi”.
Buon inizio anno a tutti!
Di lacrime, inciampi, sorrisi e sorprese.
HOP!
Al prossimo salto!