Mi presento, mi chiamo Irene Canovari

Mi presento, mi chiamo Irene Canovari - 2024
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 Mi chiamo Irene Canovari, sono nata nel Piceno ed ora vivo nell’isola di Malta, dopo 8 anni di terre africane.

Ho tre figlie, un giradischi per gli LP e un terrazzo da cui si vede il mare.Tre cose che mi fanno sentir fiera.

Anni fa, mentre vivevamo in Namibia, ho deciso di illustrare una storia che una amica carissima aveva scritto per me.

La storia si intitolava ‘L’uomo dalle orecchie a punta è diventato buono’.Era ambientata nella campagna picena e illustrarla mi faceva sentire a casa.

Completate le tavole e rimediato agli scarabocchi che la mia ultima figlia aveva aggiunto di nascosto alle tavole, ho mandato il tutto alla mia amica, a Roma.

A lei son piaciute molto e si e’ data da fare per pubblicare la storia illustrata. Da li ho sempre più dedicato tempo alle illustrazioni oltre che a dipingere su commissione.

Lavoro in genere con acrilici su carta, a volte tempera, altre volte matite acquarellabili.
Lavorare in Africa mi ha insegnato a non essere troppo esigente riguardo agli strumenti del mestiere.

Mi son trovata a cercare una tela per tutte le viuzze di Addis Abeba, per ritrovarmi a fare delle cose bellissime su grandi coperchi per cucinare all’aperto; fatti a mano con terriccio e… sterco di vacca!!!
La vita di una illustratrice è stana e imprevedibile, non si sa come ci si arriva e tanto meno si sa dove si andrà.
E’ un lavoro che si basa su casi fortuiti, più o meno fortunati, che possono andare a buon fine o meno.

Nel mio caso, devo questa carriera intrapresa ad amici, conoscenti, amici di amici e così via che si sono prima o poi affacciati nella mia vita.

Anche se il mio primo lavoro era destinato ad un pubblico adulto, lo si può chiamare una favola e le favole le leggono i più piccini, che hanno bisogno di illustrazioni per seguire meglio la storia.

Quando disegno divento anche io una bambina, la mia mano ritorna piccina, i segni incerti ma vigorosi, la prospettiva quasi assente, la demarcazione tra oggetto e oggetto forte e decisa.

Forse è per questo che adoro il Quattrocento, Paolo Uccello, Piero della Francesca e Company che avevano questo un modo ingenuo di rappresentare distanze e di trascuravano la terza dimensione.

I disegni che illustravano le favole di quando ero piccola io, sono tutti incisi nella mia memoria, non credo che riuscirei a ricordarmi le varie favole, se non fossero state illustrate.

Il mio stile si rifà alla semplicità. Colori e confini decisi e sicuri. Pochi decori e arabeschi, che, se ci sono, sono ridotti al minimo anche loro.

In questi anni, mi hanno supportato credendo nel mio lavoro, molte persone, in primis mia sorella, grande e prima fan delle mie tavole.
Quando dipingo e non ho vincoli descrittivi adoro rappresentare il mondo vegetale e quello animale…sarà per la lunga permanenza in Africa!

Poi però, nel mondo dell’illustrazione, ammiro gli autori molto diversi da me, come Joel Steward, che abbondano di ghirigori e decorazioni.
Il consiglio più utile che ho ricevuto è stato ‘Da cosa nasce cosa’.
In pratica, non dire mai di no. Ed è questo che direi anche io a chi vuole iniziare quest’avventura.

3 Comments
  1. ‘Da cosa nasce cosa’: quabra saggezza e verità in queste parole Irene. Un consiglio valido e prezioso per qualunque avventura si voglia intraprender nella vita. ..

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