Mi chiamo Giacomo Agnello Modica, ma quasi tutti mi chiamano Jack…
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Mi chiamo Giacomo Agnello Modica, ma quasi tutti mi chiamano Jack…
Mi chiamo Giacomo Agnello Modica, ma quasi tutti mi chiamano Jack…
Mi chiamo Giacomo Agnello Modica, ma quasi tutti mi chiamano Jack…
Mi chiamo Giacomo Agnello Modica, ma quasi tutti mi chiamano Jack…
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Mi chiamo Giacomo Agnello Modica, ma quasi tutti mi chiamano Jack…
Mi chiamo Giacomo Agnello Modica, ma quasi tutti mi chiamano Jack…
Mi chiamo Giacomo Agnello Modica, ma quasi tutti mi chiamano Jack e i miei lavori portano la firma J A M.
Sono nato nel 1995, mezzo siciliano mezzo milanese, e cresciuto nella provincia di Bergamo.
Fin da piccolissimo ho passato tutto il tempo a disegnare.
Bozze, scarabocchi e ritratti, sempre e dappertutto.
All’asilo disegnavo i draghi e i cartoni Disney.
Alle elementari e alle medie disegnavo Harry Potter.
Alle superiori (piccolo guilty pleasure) disegnavo Lady Gaga.
Poi ho pensato che disegnare fosse proprio quello che volevo continuare a fare.
Non sapevo bene cosa fosse l’illustrazione, al liceo, ma mi ci sono buttato lo stesso.
Dopo essermi diplomato al Liceo Artistico di Treviglio, tra il 2014 e il 2015 ho frequentato il MiMaster – Illustrazione a Milano.
Con il tempo mi sono accorto che, se possibile più dello stesso disegno mi piace raccontare storie.
Mi piace far ridere, mi piace buttare su carta le mie sensazioni, creare atmosfere, mi piace dare vita a personaggi ed eventi, siano essi inventati da me o proposti da qualcun altro.
Mi piace confrontarmi con chi, come me, è appassionato di libri, di fumetti, di poster, di cinema, per dare vita a nuovi prodotti, pieni di vita e confezionati con cura.
Nel 2016 le mie illustrazioni per La lampada di Aladino (una rivisitazione della fiaba in chiave contemporanea, scritta da Davide Calì) si sono classificate al terzo posto del concorso internazionale Notte di Fiaba. Dopo aver conosciuto Davide ho iniziato, sotto sua direzione artistica, ad illustrare una storia bellissima e surreale scritta da Mirco Zilio: la storia di un Piede Sinistro che, stanco della pigrizia del suo compagno Destro, decide di girare il mondo.
Si chiama A piede libero ed è stata pubblicata da Uovonero nel 2017.
Nello stesso periodo, con Edizioni Corsare ho pubblicato Anita e il suo reame, un albo scritto ed illustrato da me, nato come un regalo di Natale alla mia nipotina.
Poiché amo tanto anche l’animazione e il cinema, nel 2016 ho deciso di iscrivermi al corso di Motion Design al cfp Bauer di Milano.
Da allora ho iniziato ad applicare il mio lavoro di illustratore anche all’animazione, collaborando con alcuni studi e realizzando piccoli video, tra cui videoclip musicali.
Nel 2017, per Edizioni Corsare ho realizzato la copertina ed alcune illustrazioni interne del romanzo per ragazzi Il ladro di Picasso di Marco Di Tillo.
Ho realizzato alcune illustrazioni interne per LiBeR n.117 e per DeAgostini scuola, ed ora, ad inizio 2018, ho in cantiere tanti progetti… vediamo cosa mi riserverà il futuro!
Stile e tecniche:
Ho sempre sperimentato tanto con il disegno.
Mi piace cambiare, spostarmi da stili giocosi e colorati ad altri più realistici e cupi.
Raramente mi separo dalle mie matite: spesso utilizzo il computer per colorare; a volte gli acquerelli, i pastelli o le tempere. Ma la matita non manca praticamente mai.
Ispirazioni:
I primi illustratori di cui mi innamorai quando avevo, credo, diciotto anni, sono Gianluigi Toccafondo e Dave McKean. Ancora oggi sono grandi punti di riferimento per me, anche se guardando e guardando ho scoperto un universo di artisti meravigliosi.
Quentin Blake, Manuele Fior, Bruno Munari, Isabelle Arsenault, Ferenc Pintér, Norman Rockwell o il più giovane Martoz, sono solo alcuni esempi.
Amo particolarmente le immagini dei Classici Disney come La Carica dei 101, La Spada nella Roccia o Robin Hood, quelle dello studio Ghibli, i film di animazione di Sylvain Chomet, Wes Anderson e Tim Burton.
L’Espressionismo, i manifesti di Lautrec, i quadri di Van Gogh, Borremans, Estes, Sasnal. Le fotografie di Parr, Ghirri, Heiderich. I film di Tarantino, Allen e dei fratelli Coen.
E poi la gente in metro. I temporali, ma anche le giornate di quelle terse tersissime, la birra e il vin brulé, le spiagge e l’alta montagna, la città, i concerti, la nebbia, il caffè, il tè verde, cantare, suonare e soprattutto (se fosse stata una professione avrei scelto questa) mangiare.
Non mi piace la matematica, chiaro. E gli sport di squadra.