Qualsiasi sia il momento in cui si prende la decisione di iscrivere il proprio figlio all’asilo (nido o infanzia), sia il bambino che il genitore si trovano ad affrontare la prima fase di questo percorso: l’inserimento.
È una situazione molto delicata che destabilizzerà l’equilibrio della famiglia, perché comporterà il primo vero e proprio distacco; questo significa che anche i genitori potrebbero avere dei momenti di ansia o angoscia.
Cos’è l’inserimento?
Si definisce “inserimento” il primo periodo che il bambino trascorre nell’ambiente scolastico, quindi con educatrici e altri bambini, in co-presenza con un genitore.
Al momento dell’iscrizione presso un istituto scolastico e a seguito di un colloquio con l’educatrice di riferimento, vengono organizzate le giornate e gli orari, strutturandoli gradualmente per favorire al meglio l’ingresso nella nuova classe.
Quanto dura l’inserimento?
Per quel che riguarda le tempistiche, ogni scuola applica le sue regole; di norma si va da un minimo di 3 giorni a un massimo di 5 giorni.
Si ritiene che sia un arco di tempo sufficiente a far si che il bambino si ambienti positivamente nel nuovo contesto.
Perché è importante l’inserimento?
L’inserimento non è solo importante, è fondamentale; questo perché serve a stabilire una relazione di fiducia nel triangolo genitore – bambino – educatrice.
Trascorrere del tempo insieme nel nuovo ambiente permetterà al bambino di accogliere positivamente la novità avendo accanto il genitore quale elemento rassicurante.
Anche il genitore trae beneficio da questo processo perché sfrutta quel tempo per conoscere l’educatrice, osservare il figlio in una situazione completamente diversa e accertarsi di vivere tranquillamente questa nuova esperienza.
Tutta via si sconsiglia di sommergere l’educatrice di domande in quanto quest’ultima sarà totalmente impegnata nell’attività dell’inserimento e nella gestione della restante classe.
Chiaramente il genitore ha la possibilità di richiedere un colloquio successivo per chiarire ogni dubbio.
Come si svolge l’inserimento?
Questo delicato momento viene affrontato seguendo una linea graduale che scandisce quanto tempo e come il genitore deve permanere all’interno dell’ambiente scolastico:
La prima fase, della durata di un’ora o due, prevede un’esplorazione del nuovo ambiente da parte del bambino, accompagnato costantemente dal genitore. L’educatrice ha il compito di iniziare a stabilire una relazione sicura con il bambino, interagendo con lui in maniera non troppo invasiva.
La seconda fase (il giorno dopo), comporta un leggero distacco del genitore all’interno della classe; l’educatrice avrà un contatto più intenso e prolungato con il bambino, cercando di incuriosirlo mostrandogli tutte le attività/giochi che ci sono a disposizione e potrà incentivarlo ad usarli. Il genitore deve collocarsi in una zona appartata, ma restando comunque reperibile perché il bambino potrebbe cercarlo con lo sguardo.
La terza fase, quella del distacco vero e proprio è quella che ha un impatto più forte perché il genitore dovrà allontanarsi dalla classe (per un ragionevole arco di tempo concordato con l’educatrice) poco dopo aver lasciato il bambino.
E se il bambino piange?
E’ importante premettere che: nella maggior parte dei casi, il bambino tenderà a piangere. Questo accade perché si tratta del primo, vero distacco da una figura genitoriale o familiare. Infatti l’educatrice che si occuperà dell’inserimento è a tutti gli effetti una sconosciuta, questo provocherebbe un piccolo trauma anche nei bambini con caratteri più forti e indipendenti. Qual è quindi l’approccio migliore per un genitore che si trova di fronte ad un figlio che piange disperatamente?
- Esser forti e decisi: i figli agiscono di riflesso alle emozioni dei genitori, è fondamentale non lasciarsi andare
- Non prolungare i tempi del saluto: si rischia di aggravare la situazione, il bambino coglierebbe l’indecisione del genitore e farebbe leva piangendo ancora più forte
- Una volta affidato nelle braccia dell’educatrice, non riprenderlo assolutamente in braccio
- Fidarsi dell’educatrice: è la vostra partner in questa sfida, la fiducia è fondamentale
Quando può considerarsi concluso l’inserimento?
Credere che l’inserimento sia concluso nel momento in cui il bambino non piange più o ancora, quando si mostra ben contento di andare a scuola è un errore.
L’umore del bambino è soggetto a molteplici fattori, sui quali non ha il minimo controllo (rispetto ad un adulto); potrebbe quindi mostrare avversità nell’andare a scuola, ma senza che dipenda effettivamente da essa.
Non c’è una vera formula tempistica in merito alla durata di un inserimento efficace; ci vuole del tempo ed ogni bambino ha bisogno del suo.
L’importante è avere il completo controllo delle proprie emozioni e accompagnarlo in questo delicato, ma bellissimo percorso.