“Infertilità: perché in Italia non si fanno più figli?”


“Infertilità: perché in Italia non si fanno più figli?”
 - 2024

L’infertilità è un fenomeno che riguarda circa il 15% delle coppie in Italia, un dato allarmante che spiega, assieme ad altri fattori, perché la natalità è crollata e ogni anno nascono sempre meno bambini.

È il Centro Fecondazione assistita Alma Res a riportarci i dati, illustrando in un’infografica tutte le statistiche demografiche più recenti e le percentuali di successo della PMA.

“Infertilità: perché in Italia non si fanno più figli?”
 - 2024L’infografica, inoltre, pone a confronto il tasso di fertilità dell’Italia con quello degli altri Paesi dell’Unione Europea, con l’obiettivo di far comprendere l’importanza e la delicatezza di questo tema.

Dai dati emergono, infatti,i elementi importanti. L’analisi mette innanzitutto in evidenza il fatto che il numero delle nascite in Italia sia sensibilmente diminuito.

Nel 2017, infatti, il dato ha toccato i minimi storici, con 464.000 nascite, con una media nazionale dell’età della donna al parto di 31,8 anni, età più alta tra tutti i Paesi dell’Unione Europea, che riporta invece la Francia quale Paese con le mamme più giovani (in media 28,5 anni).

Considerando che il tasso di fecondità ideale affinché la popolazione resti costante è del 2,1, i dati evidenziano come, in Italia, questo numero sia notevolmente inferiore alla media. Il numero di figli per donna in Italia è infatti di 1,34, quando la media media europea è di 1,60 figli per donna e che vede anche in questo caso la Francia con le percentuali più alte (1,92 figli per donna).

Le cause di questa vera e propria patologia, riconosciuta come tale dall’ OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità e definita come l’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti, sono diverse.

Per il 39,2% dei casi l’infertilità dipende dalla donna, mentre per il 25,8% dei casi dipende dagli uomini. Tra le cause principali, per quanto riguarda le donne, menzioniamo una ridotta riserva ovarica, fattori tubarici, fattori multipli, infertilità endocrina-ovulatoria, endometriosi e poliabortività.

Per quanto riguarda invece gli uomini, il fattore determinante l’infertilità viene ricondotto all’inquinamento. Nel 60% dei casi di infertilità maschile, le cause vanno ricercate nelle polveri sottili, ma anche nel fumo, nell’alcol e in una scorretta alimentazione. I casi di infertilità di coppia sono il 18,2%. Da considerare, inoltre, che una percentuale del 16,2% riguarda un’infertilità idiopatica, ovvero le cui cause sono inspiegabili, e che vi è un’incidenza dello 0,2% del fattore genetico.

Per quanto riguarda la fecondazione assistita omologa, ovvero con embrioni formati con gameti che appartengono alla coppia, sono previste tecniche quali la Fivet, che prevede la fecondazione all’interno di specifiche piastre da laboratorio tramite l’unione e il contatto di spermatozoi preventivamente trattati e ovociti, e la Icsi, tecnica che prevede la microiniezione di uno spermatozoo selezionato e preventivamente trattato all’interno del citoplasma dell’ovocita.

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Nei casi in cui la fertilità di una donna è drasticamente compromessa o esaurita o vi siano condizioni responsabili di alterazioni irreversibili e permanenti delle caratteristiche del liquido seminale, è possibile ricorrere alla fecondazione che prevede l’impiego di ovociti donati in modo volontario e disinteressato da una donna esterna alla coppia o ricorrere all’impiego del seme di un donatore esterno alla coppia, ovvero utilizzare una tecnica di PMA – Procreazione Medicalmente Assistita.30

Le percentuali di successo della PMA con la fecondazione omologa, riferite alle statistiche più aggiornate, riportano il 35,8% di possibilità di restare incinta per quanto riguarda donne con meno di 34 anni, del 27,1%  di donne tra i 35 e i 39 anni, del 14,9% di donne dai 40 ai 42 anni e dell’8,2% per donne con più di 43 anni di età.

Per quanto riguarda invece la probabilità di rimanere incinta con la fecondazione eterologa, i dati riguardano le tecniche che prevedono la donazione di seme, la donazione di ovociti e la doppia donazione.

Per quanto riguarda la donazione del seme, la percentuale per le donne di meno di 34 anni è del 45,5%, del 36,3% in donne dai 35 ai 39 anni, del 25,3% per donne dai 40 ai 42 anni.

Per quanto riguarda invece la donazione di ovociti crioconservati, i dati rilevano un 37,1% per donne con meno di 34 anni, 28,6% per donne dai 35-39 anni (31% a fresco), 26,6% per donne dai 40 ai 42 anni (42,9% a fresco) e del 32,5% per donne oltre i 43 anni.

Riguardo la doppia donazione, infine, i risultati riportano il 30,8% per le donne di meno di 34 anni, 34,2% per donne dai 35 ai 39 anni, 33,3% per donne dai 40 ai 42 anni e 31,5% per donne di più di 43 anni.

 

 

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