Conosciamo Deco: illustratrice dell’Oltrepò Pavese

Conosciamo Deco: illustratrice dell'Oltrepò Pavese - 2024
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Oggi abbiamo conosciuto Deco: illustratrice e cartoonista della campagna dell’Oltrepò Pavese. Intraprendente e simpatica. Incontriamo l’illustratrice Deco

Raccontaci un po’ di te.

Mi chiamo Deco, vivo nella campagna dell’Oltrepò Pavese e disegno. Ho cominciato nel 2001 con la comic strip Inkspinster, pubblicata tuttora sul mio sito inkspinster.com.

Come cartoonist lavoro anche per la rivista “Il Messaggero dei ragazzi” su cui pubblico vignette e la comic strip ”Inkorreggibili”. Realizzo poi illustrazioni per pubblicazioni varie (libri, agende, riviste, biglietti augurali, album).

Quando hai capito che l’illustrazione era la tua professione?

La passione per il disegno mi accompagna fin da quando ero piccola ed è qualcosa a cui mi sono sempre dedicata, ma non ho fatto studi di illustrazione; sono autodidatta. Ho sempre disegnato per divertimento.

Nel 2001, quando ho avuto a disposizione un computer e una connessione internet, ho pensato di provare a mettere su un sito una piccola serie di strip che avevo appena cominciato a disegnare (Inkspinster).

Ho cercato contatti con siti e portali che si occupavano di fumetto e illustrazione e ho chiesto pareri su quello che facevo, cercando di capire se le mie strip potessero piacere.

Più ricevevo riscontri positivi e più mi convincevo che questo era ciò che mi sarebbe piaciuto fare in modo più serio.

Il tuo linguaggio visivo è molto particolare, quali sono le tecniche e gli strumenti che usi quando disegni?

Per strip e vignette uso l’inchiostro di china su carta, poi le scansiono e infine le coloro usando Photoshop.

Ma non amo i mezzi digitali, io e la tecnologia non siamo amiche. Per le illustrazioni ricorro a mezzi tradizionali e prediligo la tecnica mista.

Utilizzo colori acrilici, matite colorate, e quasi sempre ricorro alla tecnica del collage incorporando a volte anche elementi naturali (foglie, semi) o piccoli pezzettini di tessuto.

Conosciamo Deco: illustratrice dell'Oltrepò Pavese - 2024
Cosa pensi del tuo futuro da illustratrice?

Non ne so niente! Ma mi piacerebbe poter illustrare una storia per bambini se capitasse l’occasione.

Vorrei anche continuare con le strip e le vignette sulle riviste perché nonostante all’inizio non mi sentissi tagliata per fare la vignettista, dopo tanti anni di pratica ho imparato che anche questo genere può dare soddisfazioni.

E’ stimolante provare a commentare articoli con vignette che facciano pensare e sorridere al tempo stesso. Magari non ci riesco sempre, ma è una bella sfida. La mia serie di strip invece è come un diario personale in forma disegnata, è una valvola di sfogo in cui racconto il mio mondo e non potrei rinunciarci, quindi continuerò a disegnarla.

Ho in programma la pubblicazione di una nuova raccolta.

Nel tuo lavoro hai avuto modo di stringere collaborazioni particolari?

Ci sono collaborazioni come quella con il Messaggero dei Ragazzi e quella con l’agenda Smemoranda che durano ormai da molti anni e che sono molto felice di poter continuare, e altre con riviste per ragazzi o quotidiani che hanno rappresentato parentesi più brevi, ma comunque tutte mi hanno insegnato qualche cosa di nuovo e diverso.

Perché illustrazione per bambini?

Perché raccontare piccole storie o interpretare qualcosa scritto da altri utilizzando “pupazzetti” è il modo espressivo a me più congeniale. Non è detto poi che queste illustrazioni debbano necessariamente essere fruite solo da bambini e ragazzi.

Quando disegno non penso a produrre qualcosa che sia attraente solo per un bambino, vado d’istinto e cerco di realizzare qualcosa che mi soddisfi e mi dia delle suggestioni ogni volta che lo guardo.

Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’illustrazione? A chi ti ispiri?

Quasi ogni volta che incontro un disegno, che osservo l’opera di un illustratore che magari non conoscevo vedo cose che mi ispirano, ricevo impressioni e suggerimenti… incontrare il lavoro degli altri è una continua scoperta e per me non è facile indicare con precisione dei punti.

Quello che ho in mente spesso mentre disegno non sono tanto illustrazioni, quanto ricordi e suggestioni che vengono dall’infanzia.

I pupazzi animati, i cartoni animati russi e cecoslovacchi che passavano alla televisione quando ero piccola e che poi mi hanno fatto venire la voglia di conoscere meglio i grandi maestri dell’animazione (primo fra tutti Yuri Norstein).

Forse per questo mi piace tanto usare la tecnica del collage e attaccare pupazzetti di carta nelle illustrazioni.

Secondo te, in che modo un buon libro illustrato può aiutare un bambino o una famiglia?

Credo che i libri (ma anche altre forme d’arte) che hanno fatto parte della nostra infanzia restino con noi per sempre, soprattutto se ci hanno fortemente impressionato. E così contribuiscono a formare i nostri gusti, a influenzare il modo in cui viviamo e lavoriamo, specialmente se scegliamo un lavoro creativo.

Ciò che ci ha divertito o consolato da piccoli può continuare a farlo quando siamo grandi. Per la mia esperienza posso dire che, curiosamente, anche il ricordo di immagini che nei libri guardati da piccoli ci hanno spaventati può, in maniera sottile, ritornare quando siamo cresciuti e apparire interessante ai nostri occhi di adulti.

Lo stile di certe animazioni che da piccola trovavo vagamente inquietanti ora invece mi affascina, è rimasto con me ed ha sicuramente influenzato il modo in cui disegno.

Descrivici il tuo stile.

Forse potrebbe farlo qualcun altro… non so se io abbia per gli altri dei tratti particolari di riconoscibilità. Mi sembra di non poter dire niente con certezza perché ho l’impressione che il modo di disegnare sia in costante cambiamento, influenzato da tanti fattori.

Credo sia anche il bello del disegno, il fatto di modificarsi costantemente secondo le esperienze e le scoperte che si fanno tutti i giorni.

Se il modo di lavorare rimanesse sempre lo stesso e non si scoprisse né si aggiungesse mai nulla di nuovo non ci sarebbe divertimento. Sarebbe noioso.

La giusta ricetta per una illustrazione efficace.

Non la conosco. Devo lottare molto ogni volta che lavoro… non per raggiungere un risultato preciso che ho in mente, ma per permettere all’illustrazione di svolgersi spontaneamente, di “farsi da sola” senza che il mio intervento risulti troppo pesante.

Se lavorando provoco uno strappo nel foglio e cerco di rimediare mascherandolo, peggiorerò il disegno. Ma se intuisco che quello strappo somiglia (per esempio) a qualcosa nel cielo e ne faccio una nuvola, quasi sicuramente mi ritroverò a pensare che quella è la collocazione giusta per una nuvola, e che l’illustrazione chiedeva di essere proprio così, e me lo ha fatto capire.

Quando faccio l’errore di impormi troppo, di volere l’illustrazione come dico io senza lasciarle la libertà di sorprendermi costruendosi da sola, ottengo quasi sempre un risultato che “non respira”.

Divido le illustrazioni tra quelle che “respirano” e quelle che “non respirano”. Quelle che non respirano sono quelle in cui non ho lasciato abbastanza spazio al caso e la mia mano ha lasciato un’impronta prepotente e artificiosa che ha irrigidito tutto. A volte provo a rimediare, ma non possono quasi mai essere rianimate.

Non so se riesco a spiegarmi. Magari è un bene non conoscere la ricetta per un’illustrazione efficace, magari non riuscire al primo colpo ti costringe a fare e rifare molte volte e così sperimentando impari delle cose su te stesso e sui tuoi disegni.

In questi anni, chi ti ha supportato e creduto nel lavoro che fai?

Quasi tutte le persone che hanno richiesto il mio lavoro. E quei colleghi appassionati di comic strip e fumettisti che mi hanno inclusa con loro molti anni fa nel collettivo “La Striscia”, in seguito diventato blog “Balloons”  dedicato alle comic strip italiane e internazionali.

Ho avuto l’occasione di collaborare a progetti collettivi accanto a grandi autori del genere comic strip che tanti anni fa ammiravo leggendoli su agende e riviste, e che mai avrei sognato di poter conoscere.

E ho visto nascere nuove strip a cui mi sono molto affezionata, disegnate da colleghi talentuosi.

Se fossi libera da ogni vincolo… Cosa ti piacerebbe illustrare?

Non ho preferenze, mi piacerebbe sia un classico che una storia nuova, purché la trovi divertente. Amo particolarmente le storie che includono animali perché mi diverte disegnarli.

Il consiglio più utile che hai ricevuto.

Probabilmente ne ho ricevuti molti e molto utili, ma non sono tanto brava a seguire i consigli e sbaglio spesso. Cerco di fare tesoro -più che dei consigli- dell’esperienza che si accumula disegnando ogni giorno, cercando un modo di lavorare che mi rispecchi e che sia il più possibile autentico.

Ogni disegno “sbagliato” insegna qualcosa. Ecco, mi è venuta in mente una cosa che ho imparato: non c’è mai niente che vada perso del tutto, almeno nel modo in cui io lavoro.

Quando un’illustrazione non mi soddisfa non la butto, la metto da parte e aspetto di aver bisogno, nelle illustrazioni nuove, di qualcosa di particolare… può essere un pupazzetto, un oggetto, un pezzo di carta che abbia un colore o una texture particolare.

Allora apro la cartelletta delle illustrazioni “sbagliate” e il più delle volte trovo lì il pezzo che stavo cercando da incorporare al nuovo disegno.

Così tutto viene riutilizzato, e anche ciò che al momento in cui l’ho creato non sembrava utile acquista una vita nuova.

Che consiglio daresti a chi vuole iniziare quest’avventura?

Non sono la persona giusta per darne, perché commetto molti errori. Di sicuro me ne sarei risparmiati alcuni se avessi avuto un percorso più convenzionale e non autodidatta, quindi suppongo che suggerire di studiare sia un consiglio sempre valido.

Ma penso sia importante anche semplicemente disegnare tanto, fare esperienza, “ascoltare” quello che i nostri disegni dicono e vogliono, e accontentarli. Io almeno mi sento più soddisfatta quando faccio così.

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