Non ci sono dubbi su questo albo, l’idea di scrivere un libro per bambini in una lingua completamente inventata ma alla loro portata è ciò che ha reso questo racconto popolarissimo in tutto il mondo.
L’autrice Emanuela Bussolati ha creato una storia semplice e dalla facile comprensione per i bambini di tutto il mondo, con l’obbiettivo di trasmettere emozioni:
“L’intento di questa storia e dell’uso di questo linguaggio era far riflettere i grandi sul fatto che senza passione e senza gioco, non si può trasmettere il piacere di esistere, il piacere di esprimersi e infine il piacere di leggere. Ma soprattutto le prime due cose…”
La storia inizia con la famiglia Piripù che esclude il piccolo nella ricerca del cibo. Il giovane protagonista riesce a liberarsi e scappa, girovagando per la giungla fino a che non incontra un “gonende”, ovvero un elefante che lo riporta alla sua famiglia.
Una volta fra le braccia della madre, il piccolo Piripù Bibi viene sgridato, ma la contentezza di riaverlo con sé e di coccolarselo prevale.
La storia è stata scritta in lingua Piripù, che a primo impatto potrebbe sembrar esser messa a caso, ma il significato delle parole è chiaro e il messaggio preciso.
Leggere questo libro senza l’utilizzo di vocine e cercar di dar un senso a tutto con urla, bisbigli e risate è quasi una sfida.
Un testo adatto ai bambini dai due anni in su, e vedrete, saranno loro i primi a voler provare a raccontare la storia, cercando di ripetere i suoni e divertendosi nell’intento.
Per quanto riguarda la grafica viene utilizzata la tecnica del collage con colori brillanti e accesi, per catturare l’attenzione dei piccoli lettori.
Tararì Tararera nel 2010 ha vinto il premio Andersen.
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ByStefania
Questo articolo è stato realizzato grazie al progetto Leggére storie da leggere – In merito al bando per la promozione della lettura nella prima infanzia: Leggimi 0-6. Promosso dal Centro per il libro e la lettura – Selezione libri a cura de La Vetrina centro di documentazione della Provincia di Brescia