Favole per bimbi, ti conquistano subito. Il linguaggio onomatopeico e le illustrazioni su misura fanno immediatamente presa. Ma, come ci insegnavano i nostri insegnanti, a distinguerle è la morale. Sin da tenera età, i bambini dalle storie assorbono un sacco… delle vere e proprie spugne! Gli antichi maestri elaborarono un metodo infallibile per tirarli su al meglio. Nella guida che abbiamo realizzato vi suggeriamo cinque favole per bimbi illustrate che dovreste, almeno una volta, leggere insieme ai vostri figli.
Favole per bimbi
La lepre e la tartaruga
Imogen, con suo marito Evelyn Gresham, brillante avvocato, abita vicino a Blanche, cinquantenne vedova. La prima così perfettina, l’altra così perfettibile: non più giovanissima, ha qualche chiletto di troppo ed è anche un po’ maschiaccio. Caratteristiche che Imogen non ritiene possano piacere ad alcun uomo. Eppure, la sua rivale attrae sempre più su Evelyn, che, man mano, presta sempre meno interesse alla compagna. Blanche è determinata a portare avanti la sua personale opera di conquista e Imogen passa, inerme, dall’inconsapevolezza all’incredulità. Con uno stile incisivo, Elizabeth Jenkins induce sofferenza e ansia nel lettore. Che entra in sintonia con Imogen, percepisce il suo inarticolata sconforto, e vorrebbe urlarle di darsi una svegliata. Ma alla fine come si concluderà? Ai bambini sopraggiunge, forte e chiara, la lezione di rispettare il prossimo. Non importa quanto appaia debole: eccessiva fiducia in sé stessi e pigrizia rischiano di ritorcersi contro.
La cicala e la formica
Su una foglia la cicala riposava comodamente. Baciata dal sole in piena estate, cantava l’intero giorno. Se passava accanto un topino o una topina in cerca di semi, strillava, con tono beffardo: “Ahi topino, quanto affanno, che fatica tutto l’anno! Quanto affanno, topolina: la fatica ti rovina!”. Un superclassico, che spiega il valore del lavoro. Attraverso il sacrificio arrivano grandi risultati e quindi ai bambini perverrà il concetto di sfruttare appieno il tempo concesso.
Il brutto anatroccolo
In una nidiata composta da piccoli anatroccoli ne spicca uno, particolare. Tanto per iniziare, sfoggia piume grigie. E poi è più grosso rispetto ai fratellini, nonché piuttosto goffo. Mentre gli altri sguazzano felici in acqua, lui fatica a tenere il passo. Se ne accorge la mamma, che cerca però di sorvolare e accettarlo per così com’è. Al contrario, i fratelli lo deridono costantemente, giudicandolo brutto e inadeguato. Tira la corda oggi, tirala domani e lo strappo si consuma. In prossimità dell’inverno, l’anatroccolo fugge, esponendosi a numerosi problemi. Se non sta attento, può rimanere congelato e morire. Tuttavia, miracolosamente sopravvive. E, nuotando in uno stagno, si accorge di alcuni cigni: imparerà ad autoaccettarsi…
Il principe ranocchio
Una bella principessa gioca, vicino a una fontana, con una piccola palla d’oro, che lancia in aria e poi riprende. Fino a quando le cade. Si mette all’opera per cercarla, invano. Nel frattempo sente una voce: a parlarle un grosso e brutto ranocchio. È disposto a recuperargliela, a patto di ottenere in cambio un bacio (nella versione moderna). La principessa, sull’orlo della disperazione, accetta prontamente. Così lui tiene fede alla parola data, ma vuole la ricompensa promessa. Lei inizialmente risponde picche, prende la palla e, veloce veloce, torna al castello: se ne pentirà. Oltre a rispettare il prossimo, i giovanissimi capiranno che una promessa va sempre mantenuta.