Ciao, mi chiamo Sara Benecino, sono nata a Cuneo, dove ho frequentato il Liceo Artistico. Dopo il diploma, la mia passione per il disegno mi ha portata a Milano dove tuttora vivo e lavoro come illustratrice freelance e grafica.
Ho anche insegnato per alcuni anni alla Scuola del Fumetto di Milano. Per me è stata un’esperienza unica, che mi ha segnato e che porterò sempre nel cuore. Anche perché essere un’illustratrice significa passare molto tempo da soli, concentrati sempre sul proprio lavoro, soprattutto quando bisogna portare a termine per tempo qualche uscita editoriale. Insegnare è stata quindi per me una splendida occasione di evasione, una parentesi per stare in mezzo agli altri, con la soddisfazione di ricercare nuovi talenti e di trovare amicizie speciali che durano da allora.
Il mio soggetto preferito da illustrare sono i gatti. Li disegno ovunque, tutte le volte che posso e, per non farmi mancare niente, ne ho anche adottato uno in carne e ossa. Si chiama Macchia, una gatta tricolore tonda e morbidosa, una trovatella, che mi tiene compagnia nelle mie giornate lavorative. Le piace giocare a nascondino e spesso me la ritrovo nascosta tra la televisione e le risme di carta, magari coricata sui fogli da disegno di cui nutre gran interesse. I fogli sono infatti per lei come delle calamite e con me ci va a nozze! Ne ho ovunque.
Quando hai capito che l’illustrazione era la tua professione?
A differenza di tanti miei colleghi, per me non è stata una professione “sognata da piccola”. Anzi, fino alla scuola media per me era un tormento fare i compiti di disegno. Tra le mie passioni d’infanzia c’era quella di cucinare e pasticciare con la farina. Se per casa circolava qualche sacchetto di farina, anche scaduto, giurato che quello doveva essere per me. Poi, una volta utilizzato per qualche esperimento, trovavo in mia nonna Leonilda una tenera cavia, nell’assaggiare le mie specialità.
Crescendo la mia passione per la cucina fortunatamente mi è rimasta, ma da ragazza, ritrovandomi a scarabocchiare sui banchi di scuola per far passare il tempo delle lezioni più noiose, ho capito che quello era per me un efficace modo di esprimermi. Il disegno da allora non l’ho più abbandonato anche se per farlo diventare una professione ne doveva passare ancora tanta di acqua sotto i ponti. Ma la strada era ormai decisa, anzi, per meglio dire, visto l’argomento … tracciata. Quindi la scelta migliore era di frequentare il liceo artistico. Una volta raggiunto il diploma, ho avuto la fortuna di trovare lavoro in una tipografia. Durante il giorno imparavo le tecniche di grafica e di stampa, la sera davo libero sfogo alla mia creatività.
Passando il tempo, acquisivo consapevolezza e fiducia in me stessa e un bel giorno, con una bella dose di coraggio, ho deciso di provare a trasformare un piacevole hobby nel mio lavoro. Una scommessa vinta.
Il tuo linguaggio visivo è molto particolare, quali sono le tecniche e gli strumenti che usi quando disegni?
Principalmente sono molto materica. Prediligo i colori acrilici, il collage e i tessuti, ma mi piace aggiungere anche altre tecniche nella lavorazione, come ecoline, acquarelli e chine.
Per quanto riguarda gli strumenti, sulla mia scrivania non mancano mai la gomma pane, il bisturi e le spatole piatte.
Sperimentare è la mia parola d’ordine, un po’ come facevo con la farina da piccola. Battute a parte, sono convinta che ogni storia abbia bisogno di un proprio stile per prendere forma. Per questo motivo ogni lavoro che faccio è un esperimento a sé, che necessita quindi di avere quasi un colorificio a disposizione per affrontare al meglio ogni esigenza stilistica.
Cosa pensi del tuo futuro da illustratrice?
Per prima cosa non riesco proprio a immaginarmi un futuro senza il disegno. Spero pertanto di poter sempre migliorare nel mio lavoro e di crescere nell’esperienza. Ma soprattutto mi auguro di non perdere mai la passione, che da sempre mi motiva, e la curiosità nel voler apprendere, capire e provare.
Nel tuo lavoro hai avuto modo di stringere collaborazioni particolari?
Oltre a fare l’illustratrice sono anche grafica e questo mi permette di collaborare con le più svariate figura professionali legate al mondo dei libri e della stampa in genere: dall’illustratore, all’autore, al redattore, all’editore … Spesso poi le collaborazioni si trasformano in amicizie basate su profonda stima e rispetto. Rapporti che durano nel tempo.
Perché illustrazione per bambini?
Non c’è un perché particolare. Amo il disegno in tutte le sue sfumature e manifestazioni. Amo dipingere quadri e la pittura “da esposizione”. Un giorno può capitarmi di illustrare un libro per bambini o per le scuole e quello dopo la confezione di un prodotto cosmetico o per un profumo. È il bello del mio mondo, capita di non sapere chi sarà il tuo committente e, quindi, la tua prossima sfida. Il fatto che io illustri molti lavori per i bambini o per le scuole è semplicemente perché mi capitano più spesso quei tipi di contatto e di collaborazione.
Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’illustrazione? A chi ti ispiri?
Sono tanti gli illustratori che ammiro, chi per uno stile, chi per un altro. Uno dei miei preferiti a tutto tondo è Anton Gionata Ferrari. Adoro il suo tratto fresco ed elegante, la sintesi del suo disegno e i colori brillanti delle sue illustrazioni.
Secondo te, in che modo un buon libro illustrato può aiutare un bambino o una famiglia?
Negli anni, da quando ero piccola, il mondo dell’editoria è molto cambiato. Oggi il libro per l’infanzia punta molto allo sviluppo mentale, intellettuale del bambino, in ogni fase della crescita. Infatti in libreria si trovano libri per ogni età: da quello tattile per il neonato a quello illustrato per i bambini che ancora non leggono.
Il bambino, per definizione, ha sempre domande da porre. Quesiti ai quali i genitori, a volte, non sanno proprio cosa rispondere. I libri illustrati possono quindi essere una buona base di partenza per interessare il bambino su una varietà di argomenti e di aiutare i genitori a insegnare e a spiegare situazioni e concetti.
Inoltre leggere un libro può diventare, da un punto di vista più ludico, la bella parentesi quotidiana per creare momenti di intimità familiare.
La giusta ricetta per una illustrazione efficace.
Non esiste ricetta precisa. Soprattutto non esiste un’unica ricetta. Un buon lavoro illustrato è quello che si mette al servizio della storia da rappresentare, fondendosi con la giusta armonia allo scritto. Come una bella melodia al testo di una canzona o la sinfonia a un libretto di melodramma.
Se fossi libera da ogni vincolo… Cosa ti piacerebbe illustrare?
Già dalla prima lettura ho amato tantissimo “Il Barone rampante” di Calvino. Mi affascina la storia del protagonista di quella storia. Cosimo, che dopo un litigio va a vivere sugli alberi, prima nel giardino di famiglia e poi nei boschi del circondario. Agli occhi di tutti, anche del lettore, Cosimo appare sempre più come un fenomeno da baraccone.
All’inizio persino la sua famiglia, in qualche modo, lo rinnega, ma con lo scorrere della narrazione, quando lo si trova a confrontarsi con figure storiche del calibro di Diderot, Rousseau, Napoleone e lo Zar di Russia, si scopre l’originale stratagemma di Calvino per conferire giusta dignità e importanza al suo amato, apparentemente perdente, personaggio. Peraltro in parte autobiografico. Un grande classico della letteratura per ragazzi (godibilissimo anche dagli adulti) che amerei proprio poter illustrare in un libro.
Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’illustrazione?
Sono troppo curiosa per avere dei riferimenti fissi. Amo passare il tempo libero nelle librerie e nelle biblioteche ad analizzare libri illustrati. Ne ho anche una bella collezione di cui sono molto gelosa. Alcuni sono libri illustrati da colleghi/amici, con tanto di dedica, oppure libri che ho impaginato per altri illustratori. Regalarmi un libro mi appassiona. Facendomelo anche incartare.
Il consiglio più utile che hai ricevuto.
Non ne ricordo uno in particolare. Durante il mio percorso ho avuto modo di incrociare e intrecciare incontri per me importanti. È grazie ai tanti consigli ricevuti o agli esempi visti che sono potuta crescere professionalmente. Quando ho deciso di intraprendere la carriere di illustratrice in proprio, ero molto spaventata.
Anche perché in giro c’erano illustratori molto bravi e capaci. Non avevo ancora un mio stile e detto adesso, non avevo neanche in mente il modo di come potermelo creare. Oggi la strada di un illustratore è più facile, nell’apprendimento. Ci sono scuole e corsi ovunque. Allora no, tantomeno in città di provincia com’è Cuneo.
Che consiglio daresti a chi vuole iniziare quest’avventura?
L’unico consiglio che mi sento di dare e che ho provato sulla mia pelle, soprattutto nei momenti di sconforto, è quello di credere sempre in se stessi, nelle proprie intuizioni e sensazioni, nei propri sogni.
Inoltre, impegnarsi al massimo nel seguire corsi, aggiornarsi nelle tecniche e negli stili, frequentare librerie e biblioteche per confrontarsi con altri lavori.
Per ultimo, di non credersi mai arrivati. Sempre si impara e si deve imparare qualcosa di nuovo, per stare sempre al passo con i tempi e con i gusti che cambiano.
Ai lettori più giovani del blog voglio fare l’augurio sincero di avere la mia stessa fortuna nel poter trasformare il proprio hobby preferito in una professione. Il lavoro che si ama è sempre una grande ragione di vita.
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