Occhi di Bimbo

Intervista ad un illustratore: Andrea Alemanno

Sono nato a Napoli e probabilmente vivere sempre nello stesso luogo non fa per me infatti ho cambiato diverse città e proprio in questi giorni sto preparando l’ennesimo trasloco!

Quando hai capito che l’illustrazione era la tua professione?

Non credo ci sia un momento in cui me ne sono accorto. Da un lato il disegno mi ha sempre seguito e negli anni di scuola l’ho sempre coltivato.

All’università mi avvicinai al cinema, al teatro e alla fotografia ma più mi avvicinavo a quel mondo e più tornavo a cercare il disegno.

Dopo tanti anni, alla fine, viene naturale guadagnarsi da vivere con ciò che ti è più vicino.

Il tuo linguaggio visivo è molto particolare, quali sono le tecniche e gli strumenti che usi quando disegni?

Io ho sempre amato la colorazione digitale e quindi è stata la tecnica che ho coltivato di più in assoluto ma l’utilizzo della penna e della matita mi rimangono nel cuore e così ho iniziato ad unirli cercando di fonderli in maniera sempre più originale e personale.

Cosa pensi del tuo futuro da illustratore?

Che sia sempre più roseo? Ah ah ah! Non lo so, fondamentalmente spero di poter consolidare questa professione, vincere qualche premio (che all’ego non fa mai male), e migliorarmi in tutte le sfaccettature di questa professione che all’esterno sembra un lavoro fatto solo di carta e penna quando invece ha moltissime sfaccettature.

Nel tuo lavoro hai avuto modo di stringere collaborazioni particolari?

Per quanto sia un lavoro solitario è anche un lavoro che ti porta a conoscere tantissime persone.
Tra le tante persone che ho avuto la fortuna di incontrare sicuramente la più particolare fu quella con Bruno Tognolini. L’ho incontrato durante una conferenza e in quell’occasione lesse una delle sue filastrocche (La filastrocca delle guarigioni) e mi colpì così tanto da dedicargli una illustrazione.
A lui piacque tantissimo e quando ebbi l’occasione di rincontrarlo gliela regalai. Fu tutto molto spontaneo ed è forse la cosa più bella di quest’episodio.

Perché illustrazione per bambini?

Perché è un settore molto creativo e spesso libero. Certo esistono molti tipi di illustrazione ma questo è quello che mi offre così tanti spunti e modi di esprimermi che altri tipi di illustrazione non offrono.
Se si disegna per un gioco in scatola ad esempio si hanno dei limiti e degli stili ben delineati, così come quando si creano delle illustrazioni per una copertina o un poster ma quando si creano libri illustrati l’unico limite, oltre la pagina, è il testo.

Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’illustrazione? A chi ti ispiri?

Mi sono addentrato nel mondo dell’illustrazione in maniera quasi casuale e quindi molti miei riferimenti arrivano da altri settori.
Il cinema di animazione sopratutto quello giapponese (Miyazaki e Satoshi Kon) o dei primi anni della Disney (chi non adora la volpe di Robin Hood?) o da registi come Michel Gondry, Nolan, Wes Anderson, da fotografi come Hopper e direttori della fotografia come Vittorio Storaro e dal mondo dell’arte come Klimt e Caravaggio, Delacroix, Vermeer e tantissimo dal mondo della concept art con autori contemporanei come Marko Djurdjevic.

Secondo te, in che modo un buon libro illustrato può aiutare un bambino o una famiglia?

Questa domanda è molto difficile. Un buon libro illustrato può aiutare in molti modi ma solo se c’è l’intenzionalità di crearlo per quel motivo.

Penso a “l’anatra, la morte e il tulipano” che parla della morte con una semplicità e una poesia che trovo disarmante.
Un bambino pone sempre delle domande e a volte non tutti sanno dargli delle risposte. Un libro può quindi essere un buon punto di partenza, un modo per creare un campo condiviso per un dialogo perché a volte una immagine può aiutare molto di più di tante parole.

Descrivici il tuo stile.

ARGH! Questa domanda mi mette sempre in crisi. Direi spiritoso, dinamico, vivace.

La giusta ricetta per una illustrazione efficace.

Una buona composizione e il resto viene naturale.

In questi anni, chi ti ha supportato e creduto nel lavoro che fai?

Tante persone. In primis la mia famiglia che mi ha permesso di poter dedicarmi ad un lavoro che non dà sicurezze e che sopratutto non parte in quarta ma ha bisogno di un periodo per ingranare.

Gli amici più cari che ti offrono spalle e supporto senza che se ne accorgano e ovviamente la mia fidanzata con cui condivido il tavolo da lavoro da molti anni ormai.

Se fossi libero da ogni vincolo… Cosa ti piacerebbe illustrare?

Adoro il fantasy e quindi ti direi senza pensarci due volte il Signore degli anelli.

Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo dell’illustrazione?

Guardo illustrazioni fin da bambino e i miei gusti sono mutati nel corso degli decenni (sigh!) ma tra i tanti posso sicuramente citarne alcuni che sono le mie fondamenta: Alan Lee, Tony Diterlizzi, Pablo Auladell, Shaun Tan, Quarello, Justin Sweet.

Il consiglio più utile che hai ricevuto.

Non mollare.

Che consiglio daresti a chi vuole iniziare quest’avventura?

Siate perseveranti, determinati, cocciuti, volenterosi, umili ma mai ingenui o stupidi.

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