Occhi di Bimbo

Davide Bonazzi: l’illustratore è un cocktail di talento

Davide Bonazzi

Quello che cerco di fare con le mie illustrazioni è colpire lo spettatore in modo diretto e inaspettato.

Mi piace utilizzare metafore visuali per rappresentare argomenti legati alla società contemporanea, magari con un tocco di ironia se il soggetto lo permette.
Lavoro interamente in digitale perché questo mi dà la libertà di sbagliare, di modificare, di migliorare il disegno all’infinito senza preoccupazioni.
Ho 33 anni e sono illustratore professionista da circa 8. Disegno da quando sono piccolo, come tutti del resto in questo campo, ma sono arrivato all’illustrazione relativamente tardi. Dopo la maturità classica e una laurea in Lettere moderne a Bologna ho deciso di tornare alla mia originaria passione per il disegno, quindi mi sono iscritto a un corso serale annuale allo IED di Milano e successivamente al biennio di illustrazione per l’editoria presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel frattempo ho iniziato le prime collaborazioni nel settore editoriale con L’Espresso, Giunti Progetti Educativi, Loescher, edizioni San Paolo, Hearst, senza tuttavia riuscire a lavorare in modo continuativo. Quindi ho deciso di dare una svolta al mio stile, costruendo un portfolio di immagini decisamente più concettuali, più adatte per illustrare articoli editoriali, e ho puntato al mercato internazionale, soprattutto a quello americano.
All’inizio non è stato facile, i clienti latitavano. Sono stato più volte sul punto di abbandonare quello che sembrava solo un sogno irrealizzabile, ma col tempo e la perseveranza sono arrivati i primi risultati. Negli ultimi anni ho collaborato con quotidiani e riviste quali The Wall Street Journal, The Washington Post, Scientific American, Wired, Variety, The Boston Globe, Die Zeit, Le Parisien, BBC History Magazine e tanti altri; con agenzie per progetti pubblicitari e campagne istituzionali (Gatorade, Paramount Channel, Roche, UNESCO, Greenpeace, Wells Fargo); con i magazine universitari di Columbia, Harvard, Stanford, Johns Hopkins, Berkeley.
Mi piacerebbe avere modo di portare avanti diversi progetti personali che ho in mente da anni, ma il lavoro da freelance si prende una parte troppo importante del mio tempo e delle mie energie.
Se dovessi dare un consiglio a chi si affaccia al mondo dell’illustrazione sarebbe innanzitutto quello di migliorarsi continuamente, disegnando tutti i giorni e guardando a più illustratori e artisti possibili. Solo così si otterrà qualche chance di farsi notare in un mercato molto competitivo e peraltro già saturo di stimoli visivi. Il talento e l’esercizio tuttavia non bastano: bisogna mettersi in testa che l’illustratore è un professionista al servizio di un progetto comunicativo più ampio, e non un artista che impone la propria visione al cliente di turno senza mezzi termini. L’12, cultura, professionalità, perseveranza. Se si coltivano queste caratteristiche, ci sono le premesse per fare davvero qualcosa di buono.
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